Sei nel sito Web del Dott. Silvestro Volpe 

(nella sessione di informazione per i pazienti ematologici)

 

 

Leucemia linfatica cronica - Informazioni per i pazienti

 

    Autore: Dott. Silvestro Volpe      Servizio di Ematologia – A.O. San G. Moscati di Avellino

Ultimo aggiornamento: 15/11/2000

Cos’è la leucemia linfatica cronica ?

La leucemia linfatica cronica (LLC) è una malattia neoplastica del sistema linfoide. E’ la più frequente delle leucemie, infatti rappresenta il 25 % di tutte le leucemie dell’ adulto ed e’ tipicamente una malattia dell’ anziano (età media 63 anni). La malattia ha molto spesso un inizio del tutto asintomatico e la diagnosi viene posta casualmente, in corso di esami di routine, in cui viene riscontrato un aumento della conta dei Globuli Bianchi (Linfociti) nel sangue periferico. I linfociti sono le cellule da cui dipendono le difese immunitarie dell’ organismo; sommariamente possiamo suddividere questa popolazione di cellule in 3 sottogruppi : Linfociti T, B ed NK. La LLC nel 95 % dei casi interessa i linfociti B. Da qui LEUCEMIA (aumento dei Globuli Bianchi del sangue) LINFATICA (interessa le cellule linfoidi) CRONICA (per il suo decorso e perché le cellule compromesse sono delle cellule mature). Non sono note le cause che determinano l’ insorgenza di tale malattia ed al pari delle altre malattie neoplastiche non è una malattia ereditaria, cioè non viene trasmessa da padre in figlio. Tuttavia è probabile che esistano dei fattori di predisposizione genetica, essendo non raramente riscontrabile una familiarità per tale affezione. Anche se non si conoscono le cause dirette della LLC, numerosi progressi sono stati compiuti negli ultimi anni. E’ stato dimostrato che la trasformazione neoplastica  avviene all’inizio in una sola cellula, nel nostro caso un linfocita B, in seguito all’azione di uno o più fattori, per ora sconosciuti, che alterano il suo DNA e gli conferiscono la proprietà di dividersi e di vivere molto più a lungo rispetto ad un linfocito normale. In termini tecnici si dice che i linfociti in questa malattia hanno perso la capacità di andare incontro ad apoptosi (la morte programmata della cellula). I linfociti quindi vivono più a lungo del normale e si accumulano nel sangue periferico ed in vari organi (in particolare midollo osseo, milza, linfonodi e fegato). Con il passare del tempo si potrà avere un ingrossamento dei linfonodi (linfoadenomegalie), del fegato (epatomegalia), della milza (splenomegalia) e per l’ invasione del midollo osseo si avrà una compromissione nella produzione delle normali cellule del sangue, quindi riduzione dei globuli rossi (anemia) e delle piastine (piastrinopenia). Inoltre la riduzione dei linfociti normali puo’ compromettere le difese immunitarie ed in particolare la produzione di anticorpi (ipogammaglobulinemia).

I Sintomi

Molto spesso al momento della diagnosi i pazienti  non avvertono alcun disturbo dovuto alla leucemia, ed in genere la prima manifestazione della LLC è un ingrossamento di uno o più linfonodi del collo, sotto le ascelle o degli inguini. Con il progredire della malattia, ma non necessariamente posso comparire altri sintomi :

· Perdita di peso

· Febbre più o meno elevata

· Infezioni ricorrenti (soprattutto dei bronchi)

· Sudorazioni

· Prurito

· Stanchezza, pallore cutaneo, affanno e palpitazioni : per l’ ANEMIA

· Manifestazioni emorragiche : per la PIASTRINOPENIA

· Senso di pesantezza o dolenzia al fianco sinistro : per la SPLENOMEGALIA

· Senso di pesantezza o dolenzia al fianco destro : per la EPATOMEGALIA

I sintomi possono essere molto variabili  e variamente associati nel singolo paziente. Essi non sono specifici per la LLC per cui il sospetto della malattia deve essere sempre confermato da esami di laboratorio.  

Esami necessari per una diagnosi di leucemia linfatica cronica  

L’esame fondamentale è rappresentato dall’ emocromo e dalla documentazione dell’ aumento dei Globuli Bianchi ed in particolare dei Linfociti. Al microscopio sarà possibile valutare alcuni aspetti morfologici di tale malattia. Ma sarà soprattutto lo studio delle caratteristiche di membrana di questi linfociti che permetterà una precisa definizione diagnostica; l’ esame in questione è la TIPIZZAZIONE LINFOCITARIA. Con tale esame verrà documentato che questi linfociti sono tutti uguali tra di loro, ovvero monoclinali Kappa o Lambda ed inoltre che esprimono alcuni marcatori come il CD19 in associazione al CD5. Importanti inoltre la positività del CD23 ed il pattern di espressione del CD20, FMC7 e CD22.Altri esami necessari al completamento diagnostico sono :

· Agoaspirato e/o Biopsia osteomidollare per valutare il numero dei linfociti del midollo e la modalità di infiltrazione del midollo osseo.

· In casi speciali, e generalmente a scopo di ricerca, sono eseguiti esami di citogenetica e di biologia molecolare che servono per lo studio di eventuali alterazioni genetiche delle cellule tumorali. 

Altri esami vengono in genere richiesti dal medico, dopo una visita accurata, per accertare la diffusione della malattia nel corpo e per scoprire eventuali complicanze:

· Ecografia o TAC dell'addome per valutare la presenza di linfonodi addominali;

· Radiografia o TAC del torace per valutare la presenza di linfonodi nel torace;

· Dosaggio delle immunoglobuline nel sangue  

La stadiazione della leucemia linfatica cronica  

La Stadiazione della LLC e’ necessaria per stabilire l’ entità della diffusione della malattia, ovvero lo Stadio o fase di malattia, che può essere più o meno avanzata.  
I principali sistemi di stadiazione sono due :

     Classificazione di Rai

 

Stadio 0: linfocitosi assoluta (>15.000/mm3) senza adenopatie, epato-splenomegalia, anemia o piastrinopenia . Sopravvivenza mediana: 12 anni.

 

Stadio 1°: linfocitosi assoluta con adenomegalie, senza epatosplenomegalia, anemia o trombocitopenia. Sopravvivenza mediana: 8 anni.

 

Stadio 2°: linfocitosi assoluta con o senza epatomegalia o splenomegalia, con o senza linfoadenopatie. Sopravvivenza mediana: 6 anni.

 

Stadio 3°: linfocitosi assoluta e anemia (Hb<11g/dl) con o senza adenomegalie, epato o splenomegalia. Sopravvivenza mediana: 1 anno.

 

Stadio 4°: linfocitosi assoluta e piastrinopenia (<100.000/mm3), con o senza linfoadenopatie, epatomegalia, splenomegalia o anemia.

 

     Classificazione di Binet

 

Stadio clinico A: meno di tre aree di ingrandimento linfonodale senza anemia o piastrinopenia (corrispondente agli stadi 0,1 e 2 di Rai).

 

Stadio clinico B: tre o più aree di interessamento linfonodale, senza anemia o piastrinopenia (corrispondente agli stadi 2 e 3 di Rai).

 

Stadio clinico C: presenza di anemia e/o piastrinopenia, indipendentemente dal numero di aree linfonodali interessate.

L’ importanza della stadiazione della LLC è quella di quantizzare l’ estensione della malattia e quindi di valutare la necessità di effettuare terapia. Numerosi studi hanno infatti dimostrato che i pazienti con uno stadio clinico più avanzato hanno una sopravvivenza media minore rispetto a quelli con stadio meno avanzato. E’ internazionalmente accettato che i pazienti in stadio 0-I  (o A secondo il sistema di stadiazione utilizzato) non necessitano di alcuna terapia.

La terapia della leucemia linfatica cronica

Allo stato attuale non esiste una terapia capace di eradicare in modo definitivo tale malattia e visto che la Chemioterapia è l' unico trattamento possibile, è conveniente iniziare la terapia al momento della comparsa di una sintomatologia significativa. Il farmaco principe di tale malattia è il Clorambucil (Leukeran) con o senza cortisone. Questi farmaci vengono somministrati per via orale ciclicamente, cioè per alcuni giorni ad intervalli di alcune settimane fra un ciclo e l’altro. Saranno i controlli periodici (esami di laboratorio e visita) che stabiliranno l' intervallo tra un ciclo e l' altro. Con tali farmaci è possibile ottenere soltanto un controllo della conta dei Globuli Bianchi ed eventualmente delle masse di malattia. Recentemente un nuovo farmaco (Fludarabina) è entrato nella pratica clinica e con esso la possibilità di ottenere delle risposte terapeutiche complete. Per i pazienti più giovani è possibile prospettare un trapianto di midollo osseo allogenico (da donatore compatibile) o autologo (il donatore è lo stesso paziente). Nei casi di massiva splenomegalia è a volte consigliabile una splenectomia (asportazione chirurgica della milza) che comunque può essere anche ridotta di volume con la radioterapia.